Franchising e disclosure precontrattuale

I chiarimenti della sentenza n. 291-2018 del Tribunale di Trani del Tribunale di Trani

Un franchisor chiamava in giudizio il proprio franchisee davanti al Tribunale di Trani esponendo che le parti avevano sottoscritto un contratto di franchising in base al quale quest’ultimo si obbligava ad acquistare dal franchisor tutti i prodotti e le merci dell’assortimento dello stesso oltre che a promuovere e incrementare, nel mercato e presso i consumatori, l’immagine della rete di franchising mediante l’adesione alle campagne promozionali proposte dal franchisor.

Il franchisee, per l’esercizio dell’attività oggetto del contratto, riceveva in comodato d’uso dal franchisor. proprio in qualità di affiliata, un esercizio commerciale sotto l’insegna di titolarità del franchisor stesso. 

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Il silenzio può avere valore giuridico di consenso nell’ordinamento italiano ?

Il silenzio, in linea generale, non ha nell’ordinamento italiano il valore giuridico di consenso, sia pure tacito, per la conclusione o la modifica di un contratto sottoscritto dalle parti. Vi sono tuttavia circostanze ricorrendo le quali anche il silenzio assume un preciso significato ed effetto giuridici.

IL SILENZIO NELL’ORDINAMENTO ITALIANO: CENNI GENERALI

L’art. 1326 del Codice civile prevede infatti che un contratto si concluda quando alla proposta di una parte faccia seguito – senza che siano apportate modifiche al contenuto – l’accettazione dell’altra: la necessità di una proposta e di una accettazione “convergenti” su un medesimo contenuto presuppone quindi che debba esserci l’espressione di un consenso da parte di entrambi i contraenti.

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Foto minori sui social

La sentenza n. 403/2020 del Tribunale di Chieti chiarisce alcuni aspetti rilevanti

Ha suscitato una certa eco la sentenza n. 403/2020 del Tribunale di Chieti con la quale il giudice abruzzese ha condizionato al consenso espresso del figlio diciassettenne di una coppia di coniugi divorziandi la legittimità della pubblicazione di immagini del ragazzo minorenne sui profili social del padre e della madre.

La sentenza citata ha nuovamente puntato i riflettori su una questione che ormai da tempo si è imposta nelle aule di giustizia, soprattutto in sede di regolamentazione delle condizioni personali dei coniugi in fase di separazione personale o di divorzio. Continua a leggere

Know-how e franchising

La tutela del franchisee quando nel contratto manca il know-how

Una società franchisee citava in giudizio davanti al Tribunale di Bergamo il proprio franchisor chiedendo che venisse dichiarata la nullità – o in subordine l’annullamento – di un contratto di franchising sottoscritto dalle parti e avente ad oggetto l’apertura, da parte della prima, di un ambulatorio ostetrico e di un asilo nido da inserire nella rete di franchising della seconda.

Il Tribunale adito, nel definire la lite tra le parti con la sentenza n. 1730-2019, ha avuto modo di fare il punto – allo stato della giurisprudenza delle Corti di merito e della Cassazione – sulla questione, assolutamente centrale, della indispensabilità o meno, per la configurabilità di un contratto di franchising, della concessione in godimento di un know-how dal franchisor al franchisee. Continua a leggere

Recensione negativa su social

Come tutelarsi da post diffamatori pubblicati on-line

Con ricorso in via d’urgenza al Tribunale di Roma, ai sensi dell’art. 700 c.p.c., il gestore una struttura sanitaria ha recentemente chiamato in causa Google Ireland ltd., società proprietaria della piattaforma informatica “Google My Business” – famoso portale finalizzato alla promozione sul web delle attività commerciali – per chiedere che la stessa fosse condannata alla rimozione di una serie di recensioni negative che alcuni clienti-pazienti della struttura, dopo essersi avvalsi dei suoi servizi, avevano postato sulla pagina creata dalla stessa struttura sanitaria sul citato portale. Continua a leggere

Airbnb e tasse

Affittare immobili su Airbnb equivale ad attività di impresa? Quali tasse si pagano ?

Un privato affitta più case, per brevi periodi, avvalendosi di piattaforme specializzate come Booking o AirBnb: la sua attività, considerato il numero degli immobili, e l’utilizzo di un servizio di prenotazione “professionale” gestito da terzi, deve considerarsi come attività di impresa e come tale essere disciplinata dalla legge?

La risposta affermativa o negativa a questa domanda ha dei risvolti tutt’altro che trascurabili per il proprietario in quanto rileva, da una parte, sul regime di tassazione da applicare ai corrispettivi ricevuti da parte degli ospiti delle strutture e, dall’altra, sull’applicazione o meno, nella disciplina dei rapporti con il cliente – ospite, della normativa speciale che tutela il consumatore. Continua a leggere